Le conseguenze, per la sconfitta col San Donato, rischiano di avere una rilevanza superiore a quelle della classifica travalicando i demeriti della formazione biancorossa. Preoccupano, in particolar modo, le condizioni di Orchi uscito per infortunio. Domani è il giorno per la risonanza magnetica che darà il responso definitivo. Esclusa, comunque, la possibilità di un impiego del centrocampista a breve termine. Per una giornata il pacchetto difensivo dovrà fare senza Congiu. Non sarà un’assenza drammatica, comporta, a ogni modo, una soluzione che è di ripiego. Rivisitando i novanta minuti e passa dell’ultima gara balza subito all’occhio la scarsa propensione dei ragazzi di Rizzolo a prendere le redini della partita, cosa che accade più in casa che in trasferta. Le partenze sono, di solito, blande come ritmo e determinazione oppure si risolvono in un fuoco di paglia. Un aspetto, sul quale si può tentare d’intervenire, anche se, non v’è certezza della soluzione. Altra cosa, le difficoltà nel mettere in pratica quanto studiato in settimana, il più delle volte una ripetizione che non può essere monotona o noiosa per quelli che hanno scelto la professione di giocatore. Rizzolo dedica ai movimenti e alla loro sincronia diverso tempo. Poi, la domenica c’è sempre qualcuno che, nello svolgere il tema, preferisce mettersi in proprio vanificando, in tal modo, il lavoro del gruppo. In questo caso non crediamo sia semplice individuare da che parte incominciare. Nota, anch’essa dolente, la continuità delle prestazioni. Che non riguarda certamente tutti pesando, però, sull’economia generale delle partite. Sull’ultima partita non mancano, però, le scusanti di un certo peso. Come il calcio di rigore per il fallo su Fabri negato dal direttore di gara del quale è difficile capacitarsi non abbia visto il fallo subito dal numero sette trovandosi in posizione ottimale per valutare. Nel caso, gli highlights proposti da Gabriele Pelliccia sono chiarissimi. L’arbitro salentino sembrerebbe aver preso troppo alla lettera le raccomandazioni dei suoi capi quando queste li invitano a studiare le squadre una volta ricevuta la designazione. Giuste, ci mancherebbe, ma che, in questi giovani non tutti abbastanza notati, generano una sorte di prevenzione. Per trovare casi come quello di Proia, cui non viene più fischiato un fallo a suo favore o vedere Congiu messo nel mirino a ogni intervento, sia difensivo come negli avanzamenti per calci d’angolo. Forse, per un giocatore, uno dei comandamenti riguarda lo studio circa la personalità dell’arbitro dal momento in cui entra nello spogliatoio per il riconoscimento. Però, probabilmente, è chiedere troppo.

Foto di Emanuele Ubaldi

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