Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta del consiglio direttivo del Casteltodino dopo gli insulti razzisti al proprio giocatore nella gara con la Bosico di sabato.

"Nuovo deprecabile episodio di razzismo.
Siamo una squadra di calcio di un paesino dell’Umbria di circa 1.300 anime, partecipante al Campionato Regionale Umbro di seconda categoria girone E, denominata Associazione Sportiva Dilettantistica Nuova Casteltodino, proprio dal nome della località in provincia di Terni.
Da quest’anno nella nostra squadra militano due giocatori di colore rispettivamente di 25 e 19 anni. Sono nati e vivono a Casteltodino, da genitori emigrati in Italia (uno dei due ragazzi ha perso il padre, deceduto da anni), perfettamente integrati e stimati da tutta la piccola cittadina. Sono bravi ragazzi, studiosi e lavoratori, che hanno la passione per il calcio.
Purtroppo, anche nell'ultima giornata di campionato disputata ieri, abbiamo dovuto registrare un nuovo, odioso episodio di razzismo nei confronti dei ragazzi. Non è il primo e probabilmente non sarà l'ultimo, ma ha segnato in maniera spiacevole una gara che scivolava via, risultato a parte, sui binari della perfetta e leale sportività. In una fase di gioco, concitata quanto si voglia ma comunque nell'ambito della correttezza agonistica, un avversario ha apostrofato platealmente e a voce alta il ragazzo più piccolo dei due con l'appellattivo di “sporco negro”. Tanto che, riteniamo, buona parte degli spettatori, distanti anche oltre 50–60 metri dal punto del campo in cui si è verificato l'episodio, abbiano potuto sentire.Tra l’altro, a ridosso del terreno di gioco, erano presenti alcuni ragazzini della probabile età di 10 o 12 anni che aspettavano il proprio turno per giocare su quello stesso terreno di gioco e che sono stati costretti, loro malgrado, ad assistere a questo episodio non certo edificante ed educativo.
Quello che ha lasciato l’amaro in bocca a tutta la squadra, al tecnico, ai dirigenti e ai ragazzi coinvolti loro malgrado nel caso di razzismo, è che questo tipo di deprecabili situazioni si ripetono con una successione inquietante. Non era la prima volta, infatti, che i due giocatori venivano offesi con questi epiteti. Ribadiamo che l’amarezza nasce dal fatto di aver dovuto registrare episodi di questo tipo nei vari luoghi della nostra regione, peraltro distintasi sempre per accoglienza e serena tolleranza, che credevamo scevri da questo tipo di mentalità. Gravissimo, e da noi non denunciato, quello che è avvenuto in un’altra gara , quando alcuni dirigenti locali, giocatori e pubblico manifestavano lo stesso tipo di atteggiamento con una cattiveria fuori dal normale. Inqualificabile in assoluto poi quanto avvenuto in un’altra partita, quando, addirittura, era il direttore di gara (!) ad usare lo stesso tipo di epiteto con il fratello più grande tra i due giocatori: “Vattene a casa sporco negro”.
Intanto, vorremmo sgombrare il campo da qualsiasi sospetto di voler cercare una soluzione antisportiva ad una partita persa dalla squadra (1 a 0), perché non cerchiamo in alcun modo di ribaltare il risultato dell’incontro. Questa denuncia è volta a cercare di sensibilizzare un ambiente in cui gli esempi anche ai massimi livelli non mancano, di concerto alle direttive UEFA e dei vertici nazionali della FIGC che provano a contenere questi episodi di razzismo.
Vogliamo ricordare che la squadra sta lottando per il primo posto in classifica, attualmente è seconda, ma questo non ci ha condizionato: abbiamo deciso il ritiro volontario della squadra prima della fine della partita. Lo abbiamo fatto nella piena consapevolezza che oltre a precludere una possibile rimonta (mancavano circa dieci minuti alla fine), i regolamenti ci costringeranno probabilmente alla sconfitta a tavolino ed a prossibili sanzioni pecuniarie e di classifica, in quanto il direttore di gara ha dichiarato di non aver sentito nulla. Ma abbiamo preferito questo tipo di protesta anteponendola al risultato. Riteniamo che sia un dovere civile e un atto di lealtà, un'assunzione di responsabilità che spetti a chi ha a cuore i valori e l'etica sportiva.
Vogliamo anche mettere in evidenza che i due ragazzi colpiti da questi atteggiamenti incivili hanno un comportamento esemplare anche al di fuori del campo di calcio, lontano anni luce da vicende che, purtroppo, spesso leggiamo nella cronaca quotidiana e che riguardano giovani della loro età, anche se italiani dalla pelle bianca. Il più piccolo dei due ha un animo molto sensibile e questi attacchi ignobili alla propria dignità di essere umano, fanno sì che in settimana il tecnico debba lavorare con lui sul piano della motivazione anche per convincerlo a non mollare l’attività sportiva.
La nostra concezione del calcio e dello sport non è questa".
Casteltodino, lì 31/1/2010 Il Consiglio Direttivo

La notizia sul sito di Repubblica.it

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