"Non posso più sopportare che il tennis venga considerato al pari di uno sport minore dalla Rai perché non lo è. Lo dimostrano gli ascolti. Chiedo una finestra in chiaro per le partite. Voglio che le finali dello slam possano essere viste dai ragazzi che amano il tennis, la bella gioventù". Il presidente della Federazione Italiana Tennis, Angelo Binaghi, lancia un appello che sa anche tanto di minaccia, alla rete televisiva pubblica. "Sinner su Rai Uno come il calcio o niente". E il boom di tesserati, dopo l'esplosione del tennis in Italia degli ultimi anni grazie soprattutto alle imprese di Sinner e alla conquista della Coppa Davis per il secondo anno consecutivo, sembra dare ragione al numero uno del tennis italiano, che non ha risparmiato una frecciata a Malagò: "Il Coni? Mi occupo di cose più importanti".

Sull'argomento interviene il delegato del Coni di Terni e consigliere regionale della Fitp Umbria, Fabio Moscatelli, che in un post su Facebook commenta: "Sto seguendo con grande interesse il dibattito e gli interventi che stanno riempendo i social sulle dichiarazioni del presidente FITP Angelo Binaghi. 'La RAI deve riservare a Sinner e al tennis italiano lo stesso interesse, la stessa attenzione della Nazionale'. Tradotto in parole povere come la Nazionale gli incontri di assoluto interesse del nostro numero uno in testa e di tutto il movimento devono essere trasmessi su RAI UNO. In pratica il valore è lo stesso, la qualità la stessa, la visibilità la stessa, per cui stessi doveri, stessi diritti. Aggiunge poi una velata minaccia, parola volutamente grossa a cui non credo, ma che nelle contrattazioni può essere usuale. Ora, chiaramente, il mio non potrà che essere un giudizio di parte, visto ciò che sono, ma credo che al di là di valutazioni partigiane in ognuno dei due sensi ci sia sopratutto una valutazione da fare. Lo Sport è patrimonio di tutti, tutte le discipline hanno lo stesso valore e sono di tutti, i campioni sono patrimonio di tutti, goderne è diritto di tutti. Certo mi si può obiettare che differenza ci sarà mai tra canale e canale. Beh con tutto il rispetto c'è. La Callas avrebbe potuto cantare anche sul terrazzo di casa ma Scala e Metropolitan erano i suoi palcoscenici naturali. Così per Eduardo, per i Beatles, per Laurence Olivier. Maradona era immenso ovunque ma è stato all'Azteca o al San Paolo che ha raggiunto la sua sacralità. Rod Laver e Roger Federer avevano la loro sublimazione sul Central Court. Grandi attori, grandi palcoscenici, ancor più grandi platee. Logico nella sua ovvietà. Nel nostro caso il chiaro, il primo canale fanno la differenza. Certo il presidente Binaghi è anche uomo di business e conosce bene le leggi dell'offerta e del mercato, non è diverso da altri manager e perché poi dovrebbe esserlo, i fatti sono dalla sua, dalla nostra, qualunque sentimento nei suoi confronti non può negarlo. Siamo nell'epoca del business, del marketing, della comunicazione, dei grandi network e non si può non adattarvisi, anche chi come me gode ancore per un back di rovescio con annessa discesa a rete. Il nostro tennis è nel suo miglior momento e merita il palcoscenico che merita come lo meritano gli attori protagonisti, il regista ed il produttore. Come lo meritiamo noi, instancabili, appassionati spettatori".

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